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Malattia renale cronica nel gatto: gli alimenti "renal" vanno sempre utilizzati?.


mercoledì 19 settembre 2018


Malattia renale cronica nel gatto: gli alimenti "renal" vanno sempre utilizzati?

Insufficienza renale cronica nel gatto: come, quando e perché utilizzare gli alimenti specifici per la cura di questa patologia.

La CKD (chronic kidney disease) è tra le patologie più comuni riscontrate nei gatti anziani e viene definita come un'alterazione organica e/o funzionale di uno, o entrambi i reni, presente da almeno 3 mesi.

Tra le "strategie terapeutiche" attuate dai medici veterinari negli animali affetti da questa patologia rientra, quasi sempre, l'utilizzo di alimenti commerciali "renal", ossia indicati per gatti affetti da insufficienza renale cronica.

Questi alimenti sono generalmente caratterizzati da:
- Ridotto contenuto in proteine, sodio e fosforo
- Aumento del tenore di fibre solubili
- Integrazione con vitamine del gruppo B
- Integrazione con antiossidanti e acidi grassi polinsaturi
- Elevata densità energetica ed elevato contenuto lipidico

Lo scopo principale di questi alimenti è quello di contrastare l'aumento dell'urea, la proteinuria, l'anoressia, gli squilibri idrici, elettrolitici, mineral-vitaminici e acido-base che possono comparire in pazienti affetti da CKD.

Ma questi alimenti vanno sempre utilizzati?

Gli studi scientifici dimostrano che la risposta corretta a questa domanda è no. La scelta della corretta alimentazione, da somministrare ad un paziente nefropatico, deve innanzitutto passare per un'attenta e corretta stadiazione della patologia in atto. Innanzitutto, perché un soggetto nefropatico, ed affetto da CKD, non necessariamente presenta insufficienza renale cronica e, in secondo luogo, perché la riduzione della funzionalità renale, che può conseguire alla presenza di CKD, può presentare diversi stadi di gravità. La gravità della CKD è stata classificata in 4 stadi dall'International Renal Interest Society (IRIS).

La stadiazione si basa inizialmente sulla concentrazione di creatinina nel sangue a digiuno, seguita poi da un'analisi completa delle urine, per valutare il peso specifico e l'eventuale presenza di proteinuria, e da una valutazione della pressione sanguigna.

Al fine di improntare una corretta terapia e una corretta alimentazione, risultano anche necessari la valutazione dell'azotemia, della fosfatemia, dell'esame emocromocitometrico nonché la valutazione della morfologia dei reni attraverso un'ecografia addominale.

Recentemente è stato inoltre introdotto un nuovo marker di funzionalità renale, l'SDMA, che in base agli studi effettuati fino ad ora, sembra essere in grado di rilevare precocemente la riduzione della funzionalità renale e, come tale, può essere un utile strumento aggiuntivo sia per la diagnosi che per la stadiazione della CKD.

Per la corretta stadiazione IRIS si rimanda al sito: www.iris-kidney.com/

Una volta stadiata la patologia, e individuato il grado di insufficienza renale del soggetto, si deve valutare quale sia la migliore strategia nutrizionale da applicare.

I fattori nutrizionali chiave per la gestione della CKD nei gatti (indicati da Small Animal Clinical Nutrition SU SOSTANZA SECCA) sono i seguenti:

Proteine
28-35%

Fosforo
0,3-0,6%

Sodio
<0,4%

Cloro
1,5 x sodio

Potassio
0,7-1,2%

Omega3
0,4-2,5%

Vitamina E
>500 IU/kg

Vitamina C
>100-200 IU/kg



Se si decide di alimentare il gatto con un alimento commerciale "renal", bisogna innanzitutto tenere in considerazione che alimenti differenti presentano tenori analitici diversi e, quindi, che a seconda del soggetto (e dello stadio IRIS in cui si trova), può essere utile sceglierne uno piuttosto che un altro.

Particolare attenzione va posta alla quantità e alla qualità delle proteine contenute, onde evitare di effettuare una restrizione proteica eccessiva quando non necessaria.

Infatti, non bisogna mai dimenticare che il gatto è un "carnivoro stretto" e che le proteine rivestono un ruolo fondamentale nella sua alimentazione, in particolar modo quando il soggetto è anziano e, quindi, che una loro diminuzione nella dieta deve essere valutata con molta attenzione.

Se da un lato la restrizione proteica può favorire la riduzione dell'azotemia e della sintomatologia che ne consegue, dall'altro un'eccessiva restrizione può causare danni altrettanto importanti come la malnutrizione, un'alterazione della risposta immunitaria, una riduzione della sintesi di emoglobina, nonché la perdita di tessuto muscolare.

Inoltre, per assicurare un adeguato apporto di aminoacidi essenziali, almeno l'80% dell'apporto proteico deve provenire da proteine di origine animale ad elevato valore biologico (carne, pesce).

Le attuali linee guida sconsigliano di effettuare una riduzione proteica in animali in stadio IRIS 1, mentre negli stadi successivi se ne consiglia una riduzione graduale.

Tuttavia, recenti studi mettono in dubbio queste linee guida, sostenendo che la riduzione proteica sia da evitare anche in gatti con insufficienza renale in stadi più avanzati.

Il dosaggio di proteine da somministrare in gatti affetti da CKD rimane, ad oggi, uno degli argomenti scientifici più dibattuti in nefrologia e nutrizione veterinaria.

Bibliografia:
Atti congresso scivac 2016
Furlanello T. atti congresso Aivpa 2017
International Renal Interest Society, IRIS Staging of CKD, 2017
Margie A. Scherk and Dottie P. Laflamme.  Controversies in Veterinary Nephrology: Renal Diets Are Indicated for Cats with International Renal Interest Society Chronic Kidney Disease Stages 2 to 4: The Con View, 2016
Michael S. Hand, Craig D. Thatcher, Rebecca L. Remillard, Phillip Roudebush, Bruce J. Novotny. Small Animal Clinical Nutrition, 5th Edition 2006


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